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Teatro Biondo, la nuova stagione con classici rivisitati e nuova drammaturgia

Prenderà il via il prossimo 24 ottobre la nuova stagione del Teatro Biondo di Palermo, con un nuovo allestimento de Le rane di Aristofane, interpretato da Ficarra e Picone e diretto da Giorgio Barberio Corsetti, ripensato per i teatri al chiuso dopo l’enorme successo ottenuto al Teatro Greco di Siracusa, e con una originale rilettura del Faust di Marlowe firmata da Vincenzo Pirrotta.

Il cartellone è stato presentato, nell’affollata sala teatrale di via Roma, dal presidente del Teatro Biondo Giovanni Puglisi e dal direttore Roberto Alajmo alla presenza dell’Assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo Sandro Pappalardo e dell’Assessore comunale alla Cultura Andrea Cusumano.

[De]generazioni: questo il filo rosso che lega i 12 spettacoli in programma in Sala Grande, di cui 5 tra produzioni e coproduzioni, e i 14 in Sala Strehler, 7 dei quali prodotti dal Biondo, che nella diversità di generi e linguaggi, dalla commedia al teatro musicale, dal dramma al teatro di narrazione, affrontano temi e questioni dei nostri giorni.

«Generazioni a confronto – ha spiegato Roberto Alajmo – padri e figli, maestri e allievi, esperienze che si trasmettono e che si trasformano. Ma anche degenerazioni, ossia alterazioni e degradazioni: di simboli, di valori, di utopie. Nel cinquantesimo anniversario del fatidico ’68, che ha posto la cultura, l’arte e il teatro stesso al centro delle proprie rivendicazioni, vogliamo riflettere sulle eredità che ha lasciato una generazione di sognatori, ma anche sul diffuso sentimento di straniamento che la società contemporanea ci trasmette».

Roberto Alajmo (foto Chiara Quartararo)
Roberto Alajmo (foto Chiara Quartararo)

«In un modo o in un altro – ha aggiunto Alajmo – gli spettacoli della nuova stagione del Biondo parlano di confronti e di scontri generazionali, mettono in scena le questioni scottanti dei nostri giorni o del nostro recente passato, ragionano su utopie e tradimenti, sviscerano i controversi legami familiari, le paure, i desideri inappagati. E lo fanno con gli strumenti del dramma, della commedia, del racconto e del sogno, invitandoci tutti, come suggerisce il clown Slava, a recuperare almeno in parte il nostro “sguardo bambino”».

«Il cartellone che presentiamo – ha detto il presidente Giovanni Puglisi – rappresenta un eccellente punto di equilibrio tra classico (Aristofane, Shakespeare, Ibsen) e moderno (Pirandello, De Filippo, Mattia Torre, il nostro Roberto Alajmo), dando anche alle diverse messe in scena una sapiente veste performativa, attraverso produzioni di alto livello, anche del nostro Teatro Biondo, animate da attori di alto profilo professionale, talora anche “indigeni”! Il successo della precedente stagione (quasi 70% in più di abbonamenti rispetto all’anno prima), ci fa ben sperare sul successo di questa, sicuro che Palermo e i palermitani daranno ancora più coraggio a quanti lavorano a diversi livelli nel Biondo e scriveranno ancora una volta il successo del “loro” Teatro».

La stagione del Teatro Biondo

Dopo Le rane, grazie al quale Barberio Corsetti ha abbattuto definitivamente il discutibile confine che separa lo spettacolo “alto” dallo spettacolo “basso”, un po’ come aveva fatto Pasolini con Totò per Uccellacci e uccellini, la stagione in Sala Grande proseguirà dal 16 al 25 novembre, con L’abisso, che Davide Enia scrive e interpreta attingendo ai suoi Appunti per un naufragio (Premio Mondello 2018), un’esperienza indicibile: lo spaesamento, il dolore e la rabbia che affiorano dinanzi alla grande tragedia contemporanea degli sbarchi sulle coste del Mediterraneo.

A seguire, il 7 dicembre, si alzerà il sipario su una nuova impegnativa produzione palermitana: La tempesta di William Shakespeare nell’inedito adattamento di Roberto Andò e Nadia Fusini, con un cast eccezionale di attori e attrici affermati sia al cinema che al teatro: Renato Carpentieri, Vincenzo Pirrotta, Filippo Luna, Paolo Briguglia, Giulia Andò, Fabrizio Falco, Paride Benassai, Gaetano Bruno. Ambientandola in un paesaggio fantomatico, una casa-asylum su un’isola, il regista Roberto Andò rilegge La tempesta attraverso il fluire, grandioso e imprevedibile, della mente di Prospero, assecondando l’incedere minuzioso e incalzante del suo piano per congedarsi dal mondo e iniziare la figlia Miranda alla vita e al mistero dell’esistenza.

Il nuovo anno si aprirà con un’altra novità che il Biondo si appresta a mettere in cantiere: Chi Vive Giace di Roberto Alajmo, interpretata da Roberta Caronia, David Coco, Roberto Nobile, Lucia Sardo e Claudio Zappalà: in un contesto che sin dall’inizio ha i contorni allucinati di un certo realismo metafisico tipicamente siciliano, Alajmo ha impaginato un dramma dei vivi e dei morti, nel quale l’ironia, che sconfina nello humour nero, ha la funzione catartica di governare l’ordine delle cose invertendo il senso del vecchio adagio: “Chi muore giace, chi vive si dà pace”.

Dall’1 al 10 febbraio tre straordinarie interpreti, Lucia Poli, Milena Vukotic e Marilù Prati, incarneranno le Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi, rese immortali dal famoso sceneggiato televisivo con Sarah Ferrati, Rina Morelli e Nora Ricci. Questa edizione teatrale, adattata da Ugo Chiti e diretta da Geppy Gleijeses, si avvale delle musiche originali di Mario Incudine.

A seguire, dal 22 febbraio al 3 marzo, ancora una produzione del Biondo: Spettri di Ibsen per la regia di Walter Pagliaro, con Micaela Esdra. In questo nuovo allestimento, con le scene di Michele Ciacciofera, il passato trova forma nella serra che circonda la casa degli Alving: la natura si insinua progressivamente nel salotto borghese dove si svolge uno scontro mortale fra madre e figlio.

Dopo Palazzeschi, ancora un autore di culto del repertorio novecentesco italiano: Eduardo De Filippo, del quale il Biondo proporrà, dall’8 al 17 marzo, una delle commedie più amate, Questi Fantasmi! nell’allestimento della Compagnia di Luca De Filippo, la cui regia è stata affidata a Marco Tullio Giordana dopo la prematura scomparsa dell’attore, mentre nei panni del protagonista Pasquale Lojacono, tormentato da invisibili e dispettose presenze, è Gianfelice Imparato.

Dal 20 al 31 marzo tornerà al Teatro Biondo uno degli spettacoli più amati e più attesi dal pubblico di tutte le età: Slava’s Snowshow, considerato «un classico del teatro del XX secolo» (“The Times”), visto in decine di paesi, centinaia di città, migliaia di volte da milioni di spettatori. Il suo geniale inventore, Slava Polunin, è considerato «il miglior clown del mondo», un clown che ha saputo rinnovare la tradizione arricchendola con invenzioni teatrali sorprendenti. Uno spettacolo emozionante, poetico, coinvolgente, che riesce a incantare adulti e bambini.

Dal 2 al 7 aprile sarà la volta di 456, scritto e diretto da Mattia Torre, noto per essere tra gli autori e registi della popolare serie tv Boris. 456 la storia comica e violenta di una famiglia che vive isolata in mezzo a una valle oltre la quale percepisce l’ignoto. Lo spettacolo nasce dall’idea che l’Italia non sia un paese, ma una convenzione; che non avendo un’unità culturale, morale, politica, rappresenti oggi una comunità di individui posti gli uni contro gli altri, per precarietà, incertezza, diffidenza e paura.

Un altro gradito ritorno sul palcoscenico della Sala Grande sarà quello dell’irresistibile coppia Rezza-Mastrella, che dal 9 al 14 aprile proporrà Fotofinish. Ancora una volta un teatro ironico, surreale, corrosivo e sovversivo, che racconta le nevrosi, i paradossi e le debolezze dei nostri giorni.

Eros Pagni sarà il protagonista, dal 26 aprile al 5 maggio, dei Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello nell’originale messa in scena di Luca De Fusco, che mescola – nel rispetto di un’ossessione tutta pirandelliana – cinema e teatro. I personaggi, invece di provenire dalla sala come abitualmente accade, usciranno dallo schermo come i protagonisti de La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen.

Il cartellone della Sala Grande si chiuderà con un evento eccezionale: il Don Giovanni di Mozart secondo l’Orchestra multietnica di Piazza Vittorio, con la guest star Petra Magoni nel ruolo del protagonista. Diretto da Andrea Renzi e Mario Tronco, lo spettacolo reinterpreta fantasiosamente la partitura mozartiana, calandola in una specie di Cotton Club anni ’20, dove il flusso musicale, l’energia e la sensualità creano un clima elettrizzante e travolgente. Nel cast anche la cantante reggae Mama Marjas, Hersi Matmuja, Evandro Dos Reis, Omar Lopez Valle, Houcine Ataa e, alla prima collaborazione con l’Orchestra, Simona Boo, dal 2015 vocalist dello storico gruppo napoletano dei 99 Posse.

La Sala Strehler

Il programma della Sala Strehler è dedicato alle nuove scritture siciliane e ad alcuni tra i più interessanti autori del nuovo teatro italiano ed europeo, che propongono storie e questioni legate alla nostra recente storia.

L’inaugurazione è affidata al Faust di Pirrotta, il cui sottotitolo, Arricogghiti u filu, lascia intendere una chiave di lettura molto contemporanea «Mi sono chiesto – spiega l’attore – quali strumenti utilizzerebbe un Mefistofele d’oggi per la conquista delle anime, concentrandomi non tanto sulla questione morale, ma piuttosto sull’omologazione e sullo svuotamento delle intelligenze nel tempo che stiamo vivendo».

A seguire, Salvatore Arena sarà interprete di un testo che firma insieme a Massimo Barilla: Come un granello di sabbia, che narra l’incredibile storia di Giuseppe Gulotta, un giovane muratore trapanese ingiustamente accusato dell’uccisione di due carabinieri e costretto a scontare 22 anni di carcere, per coprire trame oscure di servizi segreti deviati, loschi affari e traffici illegali. «La lunghissima serie di omissioni, errori, leggerezze, falsificazioni, palesi violazioni della legge – spiegano gli autori – ci consente oggi di definire senza dubbi questa storia come una vera e propria frode giudiziaria».

Un altro capitolo oscuro della storia più recente è quello che riguarda la misteriosa morte in carcere di alcuni membri della banda Baader-Meinhof. Lo racconterà sul palcoscenico della Sala Strehler l’attrice Silvia Ajelli, autrice e interprete de Le stanze di Ulrike. A cinquant’anni dal 1968, questo spettacolo racconta la vicenda personale, storica e politica di Ulrike Meinhof, giornalista tedesca e attivista che a partire proprio dal ’68 orientò il suo pensiero verso una posizione sempre più radicale, fino ad entrare in clandestinità e a votarsi alla lotta armata contro il proprio paese, la Repubblica Federale Tedesca, diventando membro attivo della RAF, Rote Armee Fraktion.

Elisabetta Pozzi sarà la protagonista di Una bestia sulla luna di Richard Kalinoski per la regia di Andrea Chiodi, un testo commovente, vincitore di cinque premi Molière in Francia, che attraverso il rapporto tenero ma tenace di un uomo e una donna, racconta il dramma del popolo armeno.

Tornerà al Biondo anche Mario Perrotta con la sua Odissea, uno “spettacolo d’arte varia” che trasforma il racconto di Omero in una specie di avanspettacolo. Affidando la narrazione a Telemaco, Perrotta mescola il mito e il quotidiano, Itaca e il Salento, i versi di Omero e il dialetto leccese, legati insieme da una partitura musicale rigorosa, pensata ed eseguita dai musicisti che lo accompagnano in questo lavoro e diventano anch’essi, con i loro molteplici strumenti, voci musicali del racconto.

Il 15 gennaio sarà la volta de L’arte del teatro di Pascal Rambert, considerato uno più innovativi autori e registi della nuova scena europea. Regista, drammaturgo e coreografo francese, già direttore del parigino Théâtre de Gennevilliers, Rambert ha diretto per Emilia Romagna Teatro le versioni italiane dei sue due precedenti spettacoli Cloture de l’amour e Prova. In questo più recente lavoro dirige l’attore italiano Paolo Musio, che spiega al suo cane in cosa consiste l’arte dell’essere attori. In un appassionato e torrentizio fluire di parole, l’attore sfoga la sua amarezza per un mestiere in cui non trova più la scintilla della creazione, per un teatro che avverte ormai malato e che sarebbe necessario riscoprire nei suoi aspetti più autentici.

Il palermitano Domenico Bravo è autore e regista di Oscillazioni, interpretato da Viviana Lombardo e Rosaria Pandolfo, due donne di generazioni diverse che si confrontano. Le separa l’età e il tempo ma le unisce l’ironia, anche quando amara. In Oscillazioni c’è la voglia di reagire e resistere al carico opprimente che l’esistenza pone costantemente davanti; c’è un non troppo velato ottimismo che è entusiasmo e coraggio per la vita.

Sempre dal fertile terreno di coltura palermitano nasce Il giardino della memoria di Martino Lo Cascio, che rievoca uno dei più efferati delitti mafiosi degli ultimi decenni: il rapimento del tredicenne Giuseppe Di Matteo e il suo assassinio, due anni dopo, l’11 gennaio 1996. Il monologo, affidato al talento interpretativo di Fabrizio Falco, si concentra sui 779 giorni di prigionia del ragazzo, ricostruiti in scena dal narratore attraverso un montaggio di materiali documentali e delle deposizioni processuali rilasciate dai responsabili del sequestro e dell’orribile omicidio. Alla banalità del male, che via via emerge da quei racconti, fa da contraltare la voce del piccolo Giuseppe, che ascoltiamo in un flusso ininterrotto di coscienza mentre cerca di resistere e di dare un senso a quanto gli sta accadendo.

Altro scrittore di talento della nuova drammaturgia siciliana è Rosario Palazzolo, che insieme a Salvatore Nocera interpreterà il suo nuovo testo, L’ammazzatore, per la regia di Giuseppe Cutino. Con il suo stile visionario, affidato a un linguaggio vertiginoso e barocco, Palazzolo racconta la storia di un uomo comune, uno sfigato che si ritrova, suo malgrado, a dover uccidere per mestiere. Non è una storia di mafia, è una storia minuscola di un uomo minuscolo capace di pensieri minuscoli, un uomo che si fa emblema dell’umanità tutta: disorientata e meschina, delicata e derelitta, ironica e corrosiva. Ma è anche un inno alla vita, nonostante tutto.

Roberta Caronia, diretta da Valter Malosti, sarà la protagonista di Ifigenia in Cardiff di Gary Owen. Con un linguaggio abrasivo e pieno d’ironia tagliente, Owen affonda il coltello nelle maglie sconnesse della contemporaneità, consegnandoci il ritratto al vetriolo di una Ifigenia moderna che non ci sta ad essere la vittima sacrificale di un sistema già scritto, e pertanto reagisce, opponendo al fato che la vorrebbe vendicativa e miope, la sua intelligenza feroce.

Torna al Teatro Biondo anche la scrittura poetica e lancinante di Franco Scaldati, del quale Enzo Vetrano e Stefano Randisi proporranno Ombre folli. Emarginazione, desiderio, follia, passione e morte: tutti i temi scaldatiani si ritrovano in quest’opera di struggente bellezza, calata in una dimensione metafisica che alterna il lirismo dei versi alla crudezza del racconto.

Lucia Sardo e Luigi Tabita interpreteranno La rondine, un testo di Guillem Clua messo in scena da Francesco Randazzo e ispirato all’attacco terroristico al Bar Pulse di Orlando nel giugno del 2016. L’autore si interroga sull’assurdità dell’orrore, sulle conseguenze dell’odio e sulle possibili strategie da adottare affinché la paura e lo sgomento non distruggano definitivamente le nostre anime.

Un gradito ritorno sarà anche quello di Tindaro Granata, che la scorsa stagione aveva proposto il pluripremiato Geppetto e Geppetto. Granata proporrà un testo autobiografico di alcuni anni fa, Antropolaroid, nel quale racconta la sua storia, le vicende drammatiche e avventurose che hanno determinato la sua nascita e la sua vocazione teatrale.

Infine, il Biondo metterà in cantiere la produzione di un nuovo testo di Roberto Cavosi, La colpa di Otello, che egli stesso dirigerà affidandone l’interpretazione all’attore palermitano Marco Gambino, da tempo residente in Inghilterra. Cavosi riscrive la vicenda shakespeariana immaginando che Otello e Iago siano l’uno la proiezione dell’altro, un personaggio unico, condannato in eterno a rivivere ossessivamente la sua colpa.

Per la nuova stagione il Teatro Biondo propone diverse formule di abbonamento. I prezzi sono immutati rispetto alla scorsa stagione. I vecchi abbonati hanno tempo per rinnovare l’abbonamento e confermare il proprio posto fino al 30 settembre. I nuovi abbonamenti saranno disponibili dal 2 ottobre oppure subito, limitatamente ai posti disponibili.

Per informazioni

tel. 091 7434342: lunedì ore 10.00-13.00
da martedì a venerdì ore 10.00-13.00 e 15.00-18.00

Riguardo dario.matranga

dario.matranga
Dario Matranga, classe '65 palermitano, è il direttore responsabile del giornale IoStudio fondato 2005 . Giornalista professionista, è anche capo Ufficio Stampa dell'Ersu da maggio 2000. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche e radiofoniche e ha lavorato in uffici stampa nazionali e internazionali per organizzazioni giovanili e sindacali. E' impegnato anche nel mondo dell'associazionismo sindacale. La mail a cui potete scrivergli è ufficiostampa@ersupalermo.it oppure dario.matranga65@gmail.com

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