L’università che rischia di non sapere ascoltare i propri studenti

Una protesta per un’università più vicina alle esigenze degli studenti che potrebbe non piacere a qualche docente. Così i rappresentanti degli studenti che hanno organizzato un breve sit in contro la riduzione degli appelli d’esame, nella mattinata di giovedì 12 maggio all’interno dell’’ex facoltà di Giurisprudenza, rischiano adesso di essere denunciati addirittura per interruzione di servizio pubblico.

Almeno questa è la minaccia sottoscritta dal docente coordinatore Enrico Camilleri che preannuncia ai rappresentanti degli studenti “una dettagliata relazione al magnifico rettore, nonché la presentazione di esposto alla Procura della Repubblica”. Una reazione che sembra sproporzionata, seppure gli studenti possono avere usato una modalità al limite della legittimità per animare la protesta e fare sentire le proprie ragioni.

In fondo viene chiesto solo un dialogo a un’istituzione che lavora per gli studenti ma che, così facendo, si trincererebbe dentro una torre eburnea lontana dai bisogni dei giovani e dal “mercato delle università”.

Forse anche certi docenti farebbero bene a ricordare che una parte del loro stipendio è pagato con le tasse degli studenti universitari che chiedono solo servizi di qualità e la possibilità di studiare serenamente. Qualche appello in più può solo aiutare a velocizzare il percorso universitario e le famiglie – in tempi economicamente grami come questi di crisi – a sostenere meglio il gravame economico degli studi.

In un mondo in cui la mobilità è sempre più alla portata di tutti e in cui si registra un’innegabile fuga verso gli altri atenei, forse i docenti farebbero meglio ad ascoltare di più gli studenti e a minacciare meno denunce alle procure per zittire chi osa alzare la testa.

E’ il dialogo che serve: non le minacce di nessun tipo, né le barricate da nessuna delle parti interessate. Quello che ci auguriamo è che studenti e docenti possano ascoltare le reciproche ragioni, non alzando mai i toni e imparando a tenere aperto un dialogo che possa contribuire a rilanciare l’Università degli Studi: facendone un’istituzione sempre più vicina alle esigenze dei giovani immatricolati e facendola risalire dal fondo di tutte le graduatorie nazionali in cui le gestioni passate l’hanno trascinata.

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