Tanti gli appuntamenti dell’edizione 2015 dell’Efebo Corto Festival in corso a Palermo dal 14 al 17 dicembre. Presso la residenza universitaria San Saverio si è svolto un incontro a cui hanno preso parte Paola Catania Triscari, Simona Mafai e il giovane giornalista di Sky TG24 Filippo Maria Battaglia. L’occasione è stata la presentazione del libro del giornalista originario di Termini Imerese “Stai zitta e va’ in cucina” (storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo). Il saggio è stato oggetto di discussione e di confronto e ha permesso ai presenti di analizzare quale sia la condizione attuale della donna, in particolare in riferimento alle donne di potere.
Battaglia, dopo aver esposto le ragioni che l’hanno spinto a scrivere un libro sull’impronta maschilista nella società odierna, ha mostrato anche quali siano state le reazioni dei lettori, riscontrate in corso d’opera e soprattutto dopo la stesura di questa sua ricerca. Un maschilismo e una misoginia radicati nella cultura italiana, che si riaccende in presenza di donne in posizioni importanti sia nel mondo della politica che della pubblica amministrazione. Ha affermato: «Ancora oggi le donne hanno difficoltà ad imporsi ai vertici delle proprie attività lavorative e tardano a far carriera a causa di vari ostacoli. Ma il maschilismo, anche politico, è un retaggio della società, altrimenti potremmo sanzionare tutti quelli che offendono con atti e parole il sesso femminile alle elezioni. Invece da nord a sud, da destra a sinistra, il fenomeno continua».
Analoga l’opinione della nota giornalista Simona Mafai, ex consigliera del comune di Palermo ed ex parlamentare nazionale, impegnata da sempre nella lotta contro la mafia. Ha sostenuto: «Secondo me, vi è stato solo un apparente progresso morale che ha portato ad un abbassamento di livello del linguaggio sulle donne. Troppo spesso si accentua una disinvolta volgarità, e anche facebook ha contribuito ad abbassare il livello culturale, di cui il linguaggio è una spia. Dobbiamo essere protagoniste, dobbiamo affermarci, dobbiamo essere donne con le nostre differenze ma uguali agli uomini nei diritti».