È iniziato alle 19, presso l’archivio storico comunale, l’ultimo appuntamento con gli scrittori della prima giornata.
Ad arrivare è stato Meir Shalev, nato in un villaggio agricolo, Nahalal, e attualmente residente a Gerusalemme. Figlio del poeta Yitzchak Shalev, ha iniziato la propria carriera come presentatore di sketch comici alla televisione e alla radio. Delle sue opere, quelle conosciute in Italia sono E fiorì il deserto (Rizzoli, Milano 1990), e Per amore di una donna(Frassinelli, Milano 1999). È anche autore di libri per bambini e di saggi. Per molti anni ha curato una rubrica settimanale di commento satirico alla politica del governo e alla situazione della popolazione israeliana nel quotidiano “Yediot Ahronot”.
Lo scrittore si è confrontato con Luciana Pepi, insegnante di ebraico e ricercatrice, sul tema “Quel treno da Tel Aviv a Palermo”. Meir Shalev ha presentato La locomotiva, un libro di racconti progettato dieci anni prima che racconta il viaggio di un mezzo che dalla Sicilia vuole arrivare a Roma. La studiosa di lingua ebraica ha infatti richiamato una frase detta da Davide Camarrone: “Mentre noi pensavamo a Meir Shalev, Meir Shalev pensava a noi”. Si è anche conversato sulla tradizione ebraica, in cui memoria, scrittura e narrazione sono elementi essenziali. Infine, lo studioso ha parlato della sua esperienza da narratore e ha raccontato come in Israele sia normale per uno scrittore redigere opere sia per adulti che per bambini, e di come egli abbia iniziato il proprio percorso alla nascita dei figli, e come abbia trovato grande ispirazione dopo l’arrivo della nipote.
La serata si è conclusa a villa Niscemi con musiche arabe e sefardite del tempo della convivenza in Sicilia.