È un altro schiaffo alla memoria. Tutti coloro che arrivano a Palermo in aereo atterranno all’aeroporto Falcone e Borsellino, perché sappiano che questa non è la terra della mafia, ma la terra che combatte la mafia. Chi va verso Palermo in autostrada passa fra le due steli commemorative di quella che è passata alla storia come la strage di Capaci e, guardando verso la montagna, intravede un casotto bianco, su cui campeggia una scritta a caratteri cubitali: NO MAFIA! È l’urlo dei siciliani onesti che non dimenticano. Quella casetta bianca, oggi proprietà dell’Amap, è nota perché nei suoi pressi venne azionato il telecomando dell’esplosivo che causò la strage del 23 maggio 1992, nella quale morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i ragazzi della scorta, Antonino Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.
casettanomafiaSotto la scritta “No mafia” da più di un mese è apparsa un’altra fase: “Sei la mia vita”, accompagnata da un cuoricino rosso. A scoprirla è stato Dario Riccobono di Addiopizzo, mentre accompagnava una scolaresca a visitare l’area, da cui si può godere di una bellissima vista sul mare e sull’Isola delle Femmine e quel tratto di autostrada dove si scrisse una delle pagine più buie della storia della Repubblica italiana. Riccobono ha subito contattato l’Amap – dato che l’area appartiene a loro – per poterla ripulire al più presto, ma da ieri la foto della casetta ha cominciato a circolare per i social, scatenando l’indignazione generale.
Qualcun altro minimizza: “È un inno all’amore, non a Matteo Messina Denaro”. E ci mancherebbe. Ma è anche una mancanza di rispetto verso la memoria collettiva. La stessa sorte toccò, l’anno scorso, alla stele Falcone, il cui basamento venne ricoperto di frasi amorose. Nell’inerzia e nel silenzio delle istituzioni, dopo alcuni mesi dei volontari che hanno preferito mantenersi nell’anonimato hanno ripulito e ridipinto tutto in una mattinata. Speriamo che in breve tempo anche la scritta del vandalo innamorato possa essere rimossa, ma resta l’amarezza. Come scrisse George Santayana, “chi non può e non vuole ricordare il passato è condannato a ripeterlo”. Perciò, non vandalizziamo la nostra memoria!