Si è svolto all’Archivio Storico di Palermo, nell’ambito del Festival delle Letterature Migranti, un incontro per la sezione “Terra Promessa“, in cui Donatella La Monaca, docente di Letteratura italiana contemporanea, ha dialogato con il giornalista del Corriere della Sera e scrittore Paolo Di Stefano, autore del libro “La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956“.
Lo scrittore, a mezzo secolo di distanza, ha portato avanti un’inchiesta il cui risultato è stato la redazione del primo libro italiano che racconta a tutto tondo la tragedia. Un appello contro il silenzio della stampa e la totale assenza di rappresentanti istituzionali italiani di allora, che non hanno attenzionato adeguatamente il disastro in cui sono morti centinaia di uomini.
Le parole scelte per riportare alla luce questa catastrofe sono proprio quelle delle vittime (vecchi minatori superstiti, amici, familiari, soprattutto i bambini di allora), cosa che emerge a cominciare dal titolo, “catastrofa” appunto, un’espressione tra dialetto e francese.
“Dieci anni prima dell’incidente, nel 1946 – ha spiegato Paolo Di Stefano – il governo De Gasperi aveva siglato con il governo belga un patto di scambio uomini-merci per cui ogni tot di uomini che il governo italiano forniva al Belgio come forza-lavoro, rientravano in Italia un tot corrispondente di merci. Già questo da un’idea di quanto poco valore fosse attribuito alla vita umana. Gli uomini partivano per rincorrere i sogni che propagandavano allora manifesti e giornali, una casa accogliente, uno stipendio adeguato, e invece trovavano al posto dei loro sogni solo illusioni. Si allontanavano da casa per guadagnare una miseria e vivere in delle catapecchie minuscole prima destinate a carcerati. Inoltre, già il giorno dopo del loro arrivo, senza alcuna preparazione, venivano mandati a centinaia di metri sotto terra“.
L’incontro è stato arricchito dalla lettura di alcuni passi del libro.