Grazie alla collaborazione dell’UNICEF, Ansam, una bambina siriana di 10 anni, non vedente dalla nascita, ha potuto realizzare una canzone assieme a tanti altri bambini della Siria. Ansam a causa dei combattimenti è stata costretta ad abbandonare la sua casa ed adesso è stata accolta dal centro di recupero psicosociale dell’UNICEF, dove si aiutano i bambini a superare i traumi della guerra.
Una canzone per esprimere il dolore per la guerra e per sperare in un futuro diverso dal presente.
Non scegliamo il posto in cui nascere, eppure questo condiziona la nostra cultura, il nostro modo di vivere e in senso lato la nostra vita. È quindi una colpa nascere in un Paese in cui è in corso un conflitto armato, come la Siria? La risposta è palesemente negativa, eppure si è comunque costretti a pagarne le conseguenze. Inoltre a subire le atrocità di una guerra sono sempre i più vulnerabili, che allo stesso tempo sono i più estranei al conflitto: i minori, a cui dovrebbero solo garantirsi le cose più semplici, forse, per quell’età, spensieratezza e felicità. E invece la realtà è diversa. Su di essi viene scaricata, con tutta la sua efferatezza, una guerra che non conosce nessuna forma di rispetto di diritto umanitario. “Distruzione e fuoco attorno a noi– dice la canzone di Ansam, intitolata “Il battito del cuore”– la nostra ferita è profonda. Vogliamo gridare, ma la nostra voce è debole. Noi siamo bambini e il nostro grido viene dal cuore, vogliamo cancellare la paura ed essere il cambiamento. Vogliamo gridarlo forte: tutto è possibile. Ascoltateci e sentiteci rivogliamo la nostra infanzia”.
Oggi quella di Ansam è la voce di tutti i bambini che vogliono sperare nel futuro. A loro è stato rubato il presente, ma di certo nessuna guerra potrebbe mai togliergli la possibilità di immaginare una Siria più colorata. Ma adesso a loro è concesso nulla di più di questo grido:“Scriviamo questa canzone con il dolore, la paura e le lacrime. I nostri cuori battono ancora. I nostri sorrisi sono ovunque”.