Nella tradizionale aula magna della facoltà di Giurisprudenza, venerdì 8 aprile ha avuto luogo la presentazione del libro di Pietro Ichino “Il lavoro ritrovato”. Hanno dialogato con l’autore tre docenti di diritto del lavoro della scuola delle scienze giuridiche ed economico-sociali: Alessandro Bellavista, Massimiliano Marinelli e Alessandro Garilli nel ruolo di moderatore.
Partendo dall’opera e dall’esperienza giuridica e parlamentare del senatore Ichino, si è sviluppato un acceso dibattito tra i giuslavoristi sui pregi e difetti della riforma del mercato del lavoro anche detta “Jobs Act”. «A distanza di un anno dalla riforma – sottolinea il senatore Ichino – possiamo già assistere agli effetti benefici del Jobs Act. Con esso si è finalmente raggiunto il traguardo della modernità del mercato del lavoro, da troppo tempo atteso, che ha rimesso in pari l’Italia con il resto d’Europa.
Il Jobs Act non solo rende il mercato del lavoro più dinamico e accessibile ma rende possibile, al contempo, un ampliamento dei diritti dei lavoratori – continua – Si supera in questo modo il vecchio modello di protezione sociale, a causa del quale si creava una distinzione sostanziale tra i lavoratori stabili ed i lavoratori precari, nonostante in principio avesse un carattere di universalità.
Attraverso il contratto a tutele crescenti, oggi si realizza l’universalità della tutela del lavoratore, trasformando i contratti precari in contratti a tempo indeterminato e quindi portando la totalità dei lavoratori ad avere accesso al sistema delle tutele».
Il senatore Ichino avvalora la sua tesi mediante il caso di uno stabilimento della Mondadori di Segrate, all’interno del quale lavoravano, fino al 2007, più di mille dipendenti a tempo indeterminato e quattrocento precari. Con la crisi del 2008 sono stati colpiti i lavoratori più a rischio e infatti si è così giunti al licenziamento di duecento dipendenti. «Con l’entrata in vigore del Jobs Act – continua Ichino – la Mondadori ha potuto stabilizzare i duecento precari rimasti, aprendo ai lavoratori la porta dei diritti».

Da quest’ultima analisi interviene il professore Garilli, precisando che non vi sono evidenze sul rapporto virtuoso tra Jobs Act e crescita dell’occupazione. Ciò è dovuto al fatto che non è possibile comprendere quanto incida la decontribuzione rispetto alle nuove assunzioni. Ma la vera stoccata che accende il dibattito parte dal professore Bellavista.
Non risparmiando toni duri e aspre critiche, il professor Bellavista sviluppa un’analisi strutturale dell’opera di Ichino. Emergerebbe così una “meta narrazione” che diviene totalizzante secondo Bellavista, in quanto Ichino esprimerebbe solo la propria visione del mondo senza mai contestarla e utilizzando solo gli esempi e i casi giurisprudenziali necessari a confutare la propria tesi. «Lanciando una provocazione – incalza Bellavista – il narratore è un perfido seduttore che approccia l’ingenua fanciulla che è il lettore». Lo storytelling del libro porterebbe ad un’unica e inevitabile soluzione, il Jobs Act. La verità per il professore Bellavista sarebbe molto diversa; infatti il Jobs Act non fa altro che abbassare le tutele a tutti i lavoratori, trasformandoli in merce di fronte all’imprenditore.
A questo punto controbatte il senatore Ichino ammonendo l’instabilità di quest’ultima riflessione. Essa porterebbe a considerare i milioni di lavoratori degli altri Paesi europei come degli sfruttati ed emarginati, tesi per Ichino inaccettabile.
Dopo le critiche inizia il rilancio verso il futuro da parte del professore Marinelli. Per completare e migliorare il cambiamento del mercato del lavoro è necessario porre attenzione alle barriere poste all’entrata del mercato stesso, come la burocrazia. Se non si affrontasse il problema si potrebbe arrivare ad una nuova disparità tra i lavoratori, poiché il dipendente appena licenziato, in virtù della sua esperienza, potrà trovare nuovo impiego, a differenza del giovane che ha appena iniziato il suo approccio al mercato del lavoro.
A tal proposito giunge alla conclusione dell’evento il senatore Ichino. Quest’ultimo, condividendo gli spunti del professor Marinelli, evidenzia come oggi ancora più che in passato è fondamentale potenziare il sistema della formazione professionale e dell’istruzione, così da rendere i lavoratori più preparati e competitivi verso l’esigenze del mercato in continuo mutamento.
Interessante resoconto del dibattito. Io credo, però, che la verità sull’efficacia del Jobs Act si potrà avere solo tra qualche anno.
Concordo con te Gaetano. Anzi penso che sia necessario osservarne le dinamiche in diversi contesti economici, ovvero nei periodi di espansione e flessione economica, così da comprenderne l’efficacia in ogni fase del ciclo economico. Il tutto richiederà diversi anni.
Articolo molto interessante. Solo tra qualche anno sapremo se effettivamente i meccanismi messi in atto oggi aprono veramente il mercato del lavoro.
Siamo in sintonia Cettina. Interessante sarà osservarlo in contesti economici differenti.
Complimenti Giorgio , trovo molto interessante l’articolo !