“Il giorno mangia la notte” (edito da SEM, prezzo di copertina 17,00€) è il romanzo d’esordio di Silvia Bottani, giornalista che si occupa di arte contemporanea. Il teatro de “Il giorno mangia la notte” è una Milano ossimorica di mondanità e periferia. Grandi palazzi con motivi liberty e case popolari con frasi d’amore sulle facciate e balconi pieni di cianfrusaglie. È l‘“impero alla fine della decadenza” di Verlaine, ma un impero che non cade proprio perché trova nella contraddizione la sua essenza più intima.
Fin dalle prime righe si sente il Canto delle Sirene. Quel Canto per resistere al quale Ulisse si fece legare all’albero della sua nave. Giorgio, Naima e Stefano non saranno legati a nessun albero. Loro danzeranno con le Sirene, ognuno con la propria, senza sapere di incastrarsi in una coreografia perfetta.
Questo Canto delle Sirene è il caos incipiente che chiama, il vuoto verso il quale proviamo – in quanto esseri umani – una “vertigine kunderiana“. La paura, non di caderci dentro, ma del nostro desiderio di caderci dentro. Riflesso incondizionato della specie che i protagonisti, ognuno a modo proprio, si ritrovano a fronteggiare.
Rabbia, odio e amore si intrecciano rendendo i protagonisti teatro di questo ricamo. Il risultato è un arazzo di una potenza narrativa disarmante. Nella tela il giorno mangia la notte. Almeno per un po’.