Pokémon Go, la nuova applicazione per smartphone, è diventata un vero e proprio fenomeno virale che ha contagiato anche gli studenti dell’Unipa. È facile incontrare lungo Viale delle Scienze ragazzi con il cellulare in mano che sono intenti a catturare qualche mostriciattolo. Il videogioco prende ispirazione dal cartone Pokémon, ideato nel 1996 da Satoshi Tajiri, riscontrando fin da subito tantissimo successo. L’elemento più divertente della caccia è la possibilità di avvalersi della realtà aumentata grazie alla geolocalizzazione che permette al proprio avatar di girare per le mappe reali della città incontrando tra l’edicolante e il bar uno dei moltissimi mostri lanciandogli così la Poké Ball per la cattura. La nuova divertente app è diventata la mania del momento, scaricata in pochi giorni da decine di milioni di persone in tutto il mondo. Il videogioco parte con il tutorial del Professor Willow, che rivela l’esistenza di queste creature che corrono nelle valli o volano nei cieli o in prossimità dell’acqua e ci chiede di aiutarlo a catturarli.

Inoltre è possibile fermarsi nei Poké Stop, punti di rifornimento di oggetti digitali utili alla caccia, o nelle palestre dove potersi allenare. I punti esperienza e la polvere di stella che si ottengono dalla cattura dei Pokémon permettono di avanzare di livello e crearsi una propria squadra per combattere e iniziare la conquista delle varie palestre. Però c’è già chi grida all’allarme, perché correre dietro ai Pokémon, tenendo lo sguardo puntato sullo smartphone significa non prestare attenzione ai pericoli del mondo reale, causando anche incidenti gravi come sta già accadendo.