Un’importante riflessione è stata pubblicata nell’articolo di Sergio Talamo sul Sole 24ore, in materia di partecipazione civica alla Pa e social. Visto il grande utilizzo dei social, questi potrebbero essere un grande strumento per accrescere la comunicazione e la partecipazione dei cittadini all’azione della Pa.
La riflessione prende spunto dai dati di fatto: da un lato più di 31 milioni di cittadini, circa il 40%, utilizzano i social (facebook, youtube, whatsapp, messenger), dall’altro gli irrisori dati che segnano la partecipazione civica alla Pa. Un’esorbitante differenza numerica.
La soluzione sarebbe, senz’altro, coerente con la legislazione attuale, che a partire dal 2009, mira alla realizzazione dell’accesso civico, cioè la possibilità di accedere ai documenti amministrativi anche in assenza di un rapporto giuridico qualificato tra cittadino e PA. Nonché realizzerebbe a pieno i principi di trasparenza, pubblicità e partecipazione cui la PA è obbligata a rispettare. Si legge infatti nell’articolo di Sergio Talamo che: “i social sono promossi, sia pure non in modo espresso, come un’innovazione indispensabile per raggiungere un cittadino-utente non più visto come passivo ma come protagonista…Occorre che dall’altra parte ci sia una Pa che non adotti più una visione verticistico-gerarchica per cui la decisione sul “se” e sul “come” informare è solo sua, e al ricevente non resta che accontentarsi. Chiunque abbia dimestichezza con i social media sa che l’interazione permette di smentire in tempo reale inesattezze o errori, di smascherare le promesse mancate, di interloquire, proporre e poi pretendere un riscontro alle proprie sollecitazioni. E sa anche che questi dialogo ha il potere di ridurre drasticamente quella barriera di diffidenza e ostilità che nasce proprio da una comunicazione storicamente inefficace, parziale o saltuaria”.
Tuttavia, seppur i social potrebbero costruire la nuova frontiera per la comunicazione tra privato e Pa, secondo lo scrittore del Sole 24 ore, dovrebbe garantirsi un uso corretto di tali mezzi: innanzitutto bisognerebbe arginare la possibilità che l’Amministrazione utilizzi i social per il prestigio personale o per raccogliere follower; così come stabilire condizioni che evitino insulti, turpiloqui, minacce, discriminazioni e che garantiscano il rispetto della privacy e i tempi di risposta dell’ente.